Brillat-Savarin è stato
per noi una scoperta recente. Avevamo già deciso di scrivere un libro di cucina
per esprimere la profonda gioia che ci dà il cucinare e il grande conforto che
ne abbiamo tratto vivendo all'estero. Volevamo celebrare la gastronomia e i
piaceri dei sensi che si incontrano nel preparare il cibo, nel servirlo e nel
mangiarlo. Cucinato, condiviso, consumato da soli, regalato; occasione
d'incontro, simbolo di appartenenza a gruppi e a religioni, nutrimento del
corpo e della psiche, il cibo è potentissimo antidoto contro l'isolamento e la
tristezza. Ce ne siamo rese conto quasi per caso. Rosario, da bambina, nella
cucina di casa si incantava a osservare la trasformazione degli ingredienti in
pietanza; da adulta, all'estero, cucinava per mantenere la propria identità e
ha cominciato ad apprezzare dettagli che danno piacere, come organizzare e
riordinare la dispensa, fare la spesa nei mercati del quartiere e cucinare con
i fiori del terrazzo. Molte alunne della sua scuola di cucina londinese
frequentano i corsi da anni, perché hanno imparato che cucinare aiuta a stare
meglio. Simonetta, cuoca per tradizione familiare e per necessità, ha
sperimentato attraverso le vicissitudini della vita il valore catartico della
cucina. Per lei, la cucina e la tavola, oltre a essere elementi fondamentali
dell'esistenza, costituiscono un trionfo dei sensi, della bellezza e
dell'ospitalità."
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