Talvolta, ricette straordinarie
contano pochi, semplici ingredienti. Prendete un viaggio lento in quell’estremo
lembo d’Italia che, nonostante le superstrade incompiute e altre ferite, sa
ancora regalare squarci di pura bellezza. Aggiungete l’attenzione alla terra –
rossa e feconda o calcarea e sitibonda, battuta da un vento odoroso – in cui
gli alberelli affondano intrepidi le proprie radici. Mescolate piano, usando il
dovuto rispetto alla fatica e alla sapienza dell’uomo, dosando la cura di una
tradizione millenaria e la simpatia per il coraggio dell’innovazione. Guarnite
con le note di una canzone, popolare o colta, malinconica o giocosa, notissima
o dimenticata; perché dalla notte dei tempi il canto, la musica e la danza
sposano il vino in ogni festa degna di questo nome. Infine gustate: si
raccomandano animo scevro da pregiudizi, sensi tesi a cogliere ogni sfumatura,
aggettivazione esuberante e mente capace in egual misura di analisi e
d’abbandono. Il risultato è questo consapevole e appassionato atto d’amore per
la vite e per la vita, ché “viviamo tempi tristi e amari, sarebbe un crimine
non provare ad attenuarne il peso”.
Pino De Luca ha 56 anni, una
moglie, due figlie e un cane. Docente di Informatica all’Istituto “E. Fermi” di
Lecce, dopo una vita trascorsa tra scienza e peccato, approda
all’E(t)nogastronomia, nella quale si cimenta con la medesima pignoleria con la
quale ha affrontato cose molto più serie e più tristi. Da anni cura per il
«Nuovo Quotidiano di Puglia» una rubrica settimanale che narra di cibo e vino;
scrive per «VinoWay», «Affari Italiani» e per chi lo richieda. Cultore del
CopyLeft, collabora con chiunque si occupi con scienza e coscienza di buona
tavola e buon bere. Nella vita precedente ha pubblicato Regole e Diritti per
essere cittadini (Sapere 2000), con l’alto patrocinio del Presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, un libello sulle storie di Baldasar
Castiglione e una triade di testi elettronici di informatica e
telecomunicazioni (elettronicamente reperibili e copiabili.) Di allora conserva
un fardello di ricordi e il motto "Nec spe nec metu", continuando a
pensare che ogni giorno è uguale a quello precedente, tocca a ciascuno di noi
renderlo migliore. Nella vita attuale il suo motto è “Non ciò che entra nella
bocca contamina l'uomo, ma è quel che esce dalla bocca che contamina l'uomo”
(Mt, 15-11). Ha collaborato alla splendida trilogia di Pierpaolo Lala.
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